ONOarte shop - Fabio Torre The Chelsea Hotel, 222 West 23rd Street, Nyc

Fabio Torre - The Chelsea Hotel, 222 West 23rd Street, Nyc

30,00 €
Tasse incluse

Autore: Fabio Torre

Editore: Quinlan

222 West 23rd, l’indirizzo da comunicare al taxista. L’indirizzo del Chelsea Hotel che era stato fondato nel 1884 in stile gotico vittoriano su progetto dell’architetto Philip Hubert. Chi è nato tra gli anni ’50 e ’60, ha ascoltato rock, ha letto la Beat Generation, è cresciuto con un certo tipo di cinema, non può non avere assorbito questo mito dell’underground. Per alcuni il Chelsea Hotel è diventata una vera e propria ossessione. “Ci ho vissuto periodicamente dalla metà degli anni ’90 fino a quando ha chiuso le porte”, dice Fabio Torre, pittore, fotografo, artista che unisce rara sensibilità ad altrettanta cultura.

Quantità

Dopo averli conservati come un segreto, ha deciso di tirare fuori dal cassetto centinaia di scatti in pellicola e polaroid tutti realizzati al Chelsea Hotel, rigorosamente in bianco e nero, in cui predominano l’assenza, i vuoti fantastici, quei dettagli che ne rivelano il declino. Le foto inevitabilmente nascono dalle storie e Fabio Torre ricorda che in ogni stanza deve esserci passato qualche tipo “oscuro” o con gli occhiali scuri anche di notte, come Andy Warhol, Lou Reed, Bob Dylan e Leonard Cohen. Molte gliele ha raccontate Stanley Bard, proprietario e manager dell’albergo fino al 2007, figlio di David: “Sembrava un impiegato del catasto, anonimo nel vestire, lavorava dalle 6 alle 19 e prima di andare a dormire telefonava un paio di volte per sapere se tutto andava bene”. Eppure aveva un’intuizione straordinaria nel riconoscere le persone speciali. Quando Christo e Jeanne-Claude arrivarono a New York non parlavano una parola di inglese e non avevano soldi. Diede loro una stanza gratis per due anni, e non mancarono di ringraziarlo come special guest in occasione dell’installazione “The Gates”. Un altro che sapeva tutto era Jerry Weinstein, il “cicerone” del Chelsea. Conosceva tutti i segreti, i vizi degli ospiti illustri, certo mescolando realtà a leggenda. Ma è certamente vera la storia di Herbert Huncke, lo scrittore che ispirò la Beat Generation. Visse molti anni al Chelsea senza mai pagare il conto: ci pensarono i Grateful Dead a saldare i debiti, considerandolo un maestro assoluto per la loro musica. Dopo il divorzio da Marilyn ci si rifugiò anche Arthur Miller, inseguito dai fotografi, ma c’era troppo caos là dentro e non resistette molto. Eppure Bard alle domande rispondeva in maniera evasiva, in qualche modo proteggeva la privacy di vip davvero scomodi. Ogni stanza ha i suoi segreti e le foto di Torre ne colgono frammenti di struggente bellezza. In una piccola stanza ha vissuto a lungo l’artista francese Arman, in un’altra, più o meno gratis, Milos Foreman prima di diventare un regista di grande successo, che quando se ne andò a vivere altrove volle ripagare Stanley per la sua generosità. Quello della stanza 100 non è un bagno qualsiasi, lì vivevano Sid Vicious e Nancy Spungen. Nancy fu trovata morta con diverse pugnalate, pochi mesi dopo morì anche Sid. Da allora, i punk cominciarono un pellegrinaggio continuo davanti alla porta n. 100 al primo piano, lasciando candele, fiori, lattine e bottiglie.