La mostra “Surrealist Lee Miller” è una personale dedicata ad una delle fotografe più importanti del Novecento. Lanciata da Condé Nast, sulla copertina di Vogue nel 1927, Lee Miller diventa una delle modelle più apprezzate dalle riviste, fino a quando – due anni più tardi – non decide di passare dall’altra parte dell’obiettivo. Rimane colpita dalle opere di Man Ray, che riesce ad incontrare diventandone modella e musa ispiratrice. Ma, cosa più importante, instaura con lui un duraturo sodalizio artistico che assieme li porterà a sviluppare la tecnica della solarizzazione. In questi anni apre a Parigi il suo primo studio diventando nota come ritrattista e fotografa di moda, anche se il nucleo più importante delle opere in questo periodo è rappresentato dagli scatti surrealisti, molti dei quali erroneamente attribuiti a Man Ray.
Nel 1932 Miller decide di tornare a New York per aprire un nuovo studio fotografico che, nonostante il successo, chiude due anni più tardi quando per seguire il marito si trasferisce al Cairo. Intraprende lunghi viaggi nel deserto iniziando a confrontarsi con la fotografia di reportage, un genere che Lee Miller porta avanti anche negli anni successivi quando, insieme a Roland Penrose – storico del surrealismo che sarebbe diventato il suo secondo marito – viaggia sia nel sud che nell’est europeo.
Poco prima dello scoppio della guerra, nel 1939, lascia l’Egitto per trasferirsi a Londra ed inizia a lavorare come fotografa per Vogue. Documenta gli incessanti bombardamenti su Londra ma il suo contributo più importante arriverà nel 1944 quando è corrispondente al seguito delle truppe americane e collaboratrice di David E. Scherman per le riviste “Life” e “Time”. Le sue fotografie ci testimoniano l’assedio di St. Malo, la Liberazione di Parigi, i combattimenti in Lussemburgo ed Alsazia e la liberazione dei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald. È proprio in questi giorni che viene fatta la scoperta degli appartamenti di Hitler a Monaco di Baviera ed è qui che scatta quella che probabilmente è la sua fotografia più celebre: l’autoritratto nella vasca da bagno del Führer.