Jamie Reid, nato nel 1947 a Londra, è un artista inglese, anarchico e attivista. Nel 1970 abbandona gli studi per fondare una rivista indipendente a sfondo politico, il “Suburban Press”. Il suo approccio alla grafica riverbera una sensibilità radicata nei primi esperimenti dei collage futuristi sviluppata successivamente dagli esponenti del movimento dada; le sue opere più emblematiche hanno contribuito a creare l’immaginario del punk nel Regno Unito.
Nel 1976 il suo amico di vecchia data Malcom McLaren gli propone di partecipare al progetto “Sex Pistols”, da cui Reid rimane subito folgorato: l’idea di un gruppo di giovani incapaci lanciati contro il rock barocco dell’epoca gli sembra il veicolo perfetto per portare a un pubblico più grande le idee nichiliste e anarchiche che hanno sempre caratterizzato la sua produzione. I suoi lavori più noti includono l’album dei Sex Pistols “Never Mind the Bollocks”,“Here the Sex Pistols” e i singoli “Anarchy in the UK” e “God Save The Queen”, basato su una fotografia di Cecil Beaton della regina Elisabetta II, descritta da Sean O’Hagan di The Observer come “l’immagine più iconica dell’era punk”. Dai tempi del Punk Reid ha continuato a fare arte politicamente progressista, protestando contro le armi nucleari, il razzismo, il disegno di legge sulla giustizia penale e, più recentemente, Trump. Reid non si è fatto mancare polemiche anche col mondo dell’arte contemporanea, prendendo di mira l’artista Damien Hirst nel 2009. Le sue convinzioni socialiste sono abbinate a una pratica esoterica e pagana: Reid è un sostenitore del cambiamento spirituale oltre che politico.
Le sue opere sono nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art di New York, del Victoria & Albert Museum di Londra e della Tate Modern Gallery.